venerdì 17 gennaio 2014

INTERVISTA Alejandro Cercas critica Unione europea e banche Gli interessi nascosti. Il parlamento emarginato. I diritti dei cittadini violati. La denuncia di un eurodeputato dissidente. di Antonietta Demurtas

da Bruxelles
Nessuno tocchi la Troika. A sentire il commissario per gli Affari economici Olli Rehn, che ha parlato il 13 gennaio davanti alla commissione Problemi economici e monetari (Econ) del parlamento europeo, le misure imposte dai creditori internazionali (Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Commissione europea) ai Paesi in difficoltà sono state un successo. E la ripresa è vicina.
Ma la versione non convince tutti.
IL DEPUTATO DISSIDENTE. A partire dall'eurodeputato spagnolo del gruppo Socialisti e democratici Alejandro Cercas, promotore di un'inchiesta concentrata sugli effetti sociali e occupazionali delle politiche della Troika, parallela a quella già in corso nella commissione Problemi economici e monetari (Econ).
«Il commissario Rehn sa almeno quante migliaia di imprese sono morte per colpa della Troika? Sa che in Spagna 1.000 aziende chiudono ogni giorno. Che la povertà è triplicata?», ha sbottato in una chiacchierata con Lettera43.it.
UN TESTO SENZA SCONTI. Tanta indignazione non è fine a se stessa. L’obiettivo è creare consenso intorno a un testo di denuncia da portare all’assemblea plenaria prevista a marzo. Se votato dalla maggioranza, «sarà trasmesso alla Commissione e a tutti gli Stati membri», ha spiegato. E il testo non farà sconti: «Rappresenterà la posizione politica ufficiale del parlamento sui problemi sociali causati dalla Troika. Problemi che esistono davvero e i cittadini devono sapere che stiamo cercando di fare qualcosa per risolverli».

  • Alejandro Cercas, deputato spagnolo del gruppo Socialisti e democratici.
DOMANDA. Non si fidava del lavoro di indagine che sta svolgendo la Econ?
Risposta. La Troika è come la luna, ha sempre due facce. E quella che non si vede nei risultati dell'indagine Econ la mostriamo noi.
D. Cosa?
R. Il 25% dei giovani irlandesi emigrati e il 50% di quelli spagnoli disoccupati sono parte del risultato del programma. La gente sta male: ogni quattro lavoratori portoghesi sotto contratto, tre hanno perso il lavoro.
D. Sono i cosiddetti sacrifici che, stando a Olli Rehn, devono essere messi in conto...
R.
 Erano stati nascosti, sottovalutati. La destra non vuole comunicare al grande pubblico questi dati sull'impatto sociale delle politiche della Troika, vuole lavarsene le mani. Ha cercato di tappare la bocca alla gente con il cloroformio.
D. Addirittura...
R.
 Sì. Ma l'Unione europea non è un club economico finanziario, è un progetto democratico fatto dai e per i cittadini. Che devono sapere che ci preoccupiamo per loro e che sappiamo come stanno davvero.
D. Lei descrive l’Unione europea dei sogni.
R.
 Ma è quello che dovrebbe essere: i Trattati stessi lo affermano. La Carta dei diritti fondamentali dell'Ue al titolo 9 dice che tutta la politica dell'Ue deve favorire l'occupazione. L'Europa è soggetta al diritto internazionale, abbiamo firmato la carta sociale europea.
D. Invece?
R.
 Ci siamo dimenticati diritti, leggi, trattati. Abbiamo permesso che la crisi giustificasse tutto: con la Troika sono stati commessi troppi errori.
D. E ora arrivano le condanne.
R.
 L'Istituto internazionale di studi sociali (Ilo) ci ha condannato perché i tagli sui salari minimi sono illegali. Persino il Consiglio europeo ci ha condannato per non aver rispettato i contratti di lavoro. Il paradosso è che siamo i primi a parlare di diritti, a difenderli in Russia o in Turchia, e poi siamo i primi a non rispettarli.
D. Ai cittadini tuttavia non basta certo un mea culpa.
R.
 Il problema è che la gente pensa che la Troika l'abbia voluta l'Ue, invece non è così: l'hanno inventata la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale.
D. E la Commissione europea.
R.
 Rehn ci ha messo solo la faccia. Dietro ci sono le banche: c’è Deutsche bank, c'è Merrill Lynch. Non certo il Parlamento europeo che è stato emarginato da queste decisioni. Solo che alla fine hanno messo il simbolo dell'Unione europea per nascondere tutto.
D. Nascondere cosa?
R.
 Che se fallisce il sistema le prime a cadere sono le banche, e prima di tutte quelle tedesche. Non si sta salvando la Grecia, ma la Germania. Grazie alla Troika, in Spagna il buco delle banche è diventato debito pubblico e ora lo pagano i cittadini, con interessi al 6%.
D. Anche per questo il movimento antieuropeista cresce.
R.
 Io sono un federalista ed europeista convinto, per questo credo che dobbiamo riequilibrare tutto, altrimenti il rischio è che tutto questo disagio vada ad alimentare i nazionalisti e gli estremisti.
D. Propone una soluzione?
R.
 Presentare una informativa dettagliata sui disastri fatti sinora e abolire subito la Troika.
D. Non pare probabile.
R.
 L'Europa ha bisogno di un Fondo monetario europeo, non dell’Fmi. A decidere dei destini dell’Europa non devono essere né l'Eurogruppo né un tedesco.
D. E chi?
R.
 Il parlamento, attraverso il metodo comunitario, deve prendere le decisioni che ricadono sulla vita delle persone. Serve trasparenza. Non contano solo i fini ma anche i mezzi devono essere giusti. Dobbiamo fermare questa forma di totalitarismo dove solo l'economia conta.

Tratto da : lettera43

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